Il Salottino di Sara... con Stefano Caruso!

Buongiorno, readers! Come state?
Io torno su questi schermi con la prossima intervista con un autore emergente che scrive fantasy: STEFANO CARUSO!
Ma ciancio alle bande (quanto amo dirlo così!) e via!

👇 Parola all'autore!👇

Allora… premetto che non sono un maestro delle presentazioni, soprattutto quando riguardano me, ma farò del mio meglio.

Sono Stefano Caruso o Calvin Idol, nome che uso come pseudonimo per la mia saga dark-fantasy “Il Lascito”, ho cominciato a scrivere quando ero piccolo ma non ho mai approfondito la cosa fino a quando a 21 anni, nel 2015, ho cominciato a gettare le basi per quella che diventerà poi la mia serie più importante.

Non ho cominciato a scrivere dal nulla, prima di approcciarmi a un romanzo vero e proprio ho passato un paio di anni in cui ho studiato manuali di scrittura e ho collaborato con editor frequentando diversi forum di scrittura.

Il mio stile generalmente è una “seconda persona”, cioè il narratore è esterno, ma è ancorato a un personaggio punto di vista che filtra quindi attraverso i propri occhi e i propri pensieri il mondo che lo circonda. Cerco di narrare le storie nella maniera più trasparente possibile e di calarmi totalmente nel personaggio, tanto che quando scrivo mi ritrovo a dire e fare gli stessi gesti che sto scrivendo, cosa non proprio adatta a quando scrivo nei bar, ma tant’è.

Le mie storie sono molto “umane”, anche nel fantasy, ad esempio, il fulcro è il microcosmo di personaggi, del loro background e dei loro rapporti, più che la storia del mondo in sé.

Io penso che questo aiuti a creare un mondo vivo e dinamico a mio avviso molto più che narrare eventi epici ma combattuti da eserciti indefiniti.

La scrittura è sia la mia più grande passione che il mio tormento: quello dello scrittore (soprattutto self) non è un mestiere facile, anzi certe volte fa proprio schifo.

Ci sono dei giorni dove devo costringermi a incollare il – non so se si può dire – culo alla sedia e a non alzarmi finché non ho buttato giù almeno una decina di pagine, altri dove un goccetto di scotch aiuta a risolvere una situazione in cui mi sento bloccato.

Il mio più grande blocco è avere tantissime idee in testa e non avere tempo per realizzarle, oltre la serie ho trame per un’altra dozzina di romanzi, ma conciliare tutto è impossibile, o perlomeno io non ci riesco, anche perché voglio comunque mantenere un certo standard di qualità nei miei lavori.

In sintesi, il mio rapporto con la scrittura è fatto di alti e bassi, è una cosa di cui non posso fare a meno, ma è anche qualcosa che mi costa molto, è come esporre la propria anima a perfetti sconosciuti.

Le mie opere sono abbastanza variegate: si passa dal dark-fantasy della serie Il Lascito, al thriller weird di Metempsicosi, al romance di Adele, al fanta-thriller nella Londra Vittoriana 1888: Solipsista.

Tutti i miei romanzi hanno come fil-rouge protagonisti con luci e ombre, spesso in lotta con il proprio passato. Non ci sarà l’eroe senza macchia o il cattivo malvagio a tutti i costi, ci sono tante sfumature di grigio.

Perché scrivo? Per tirare fuori quello che ho dentro vomitando fiumi di parole su pagine digitali, per cercare di trasmettere le mie emozioni a chi legge, anche se la storia è ambientata in un mondo fantastico, emozioni e sentimenti che ci metto dentro sono reali, sono quelle che ho provato io. Scrivere è anche una sfida con me stesso: ne “Il Lascito” essendo una serie, ho potuto sbizzarrirmi di più e sviscerare vari aspetti sotto vari punti di vista immedesimandomi in protagonisti completamente diversi l’uno dall’altro. Altre volte mi sono commosso scrivendo i finali, in particolar modo Metempsicosi, dove il protagonista è ispirato (e dedicato) a mio padre, morto senza che io potessi conoscerlo.

Cerco di mettere sempre più chiavi di lettura in ciò che scrivo: spero che qualche lettore che ha avuto esperienze simili alle mie possa rivedersi nei protagonisti delle mie storie e magari si senta meno solo in un momento difficile, ma spero anche che possano servire a staccare la spina dalla quotidianità e chi magari le legge più alla leggera possa trovare del buono e sano intrattenimento anche solo dato dall’intreccio delle vicende.

Spero di non essermi dilungato troppo, ti ringrazio di cuore per avermi ospitato sul tuo blog e sul tuo profilo e ringrazio chi ha letto fino a qui.

A presto,

Calvin


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Quanto è importante sentire che in qualche modo c'è una connessione tra lettore ed autore?
Magari a livello di esperienze descritte o di emozioni suscitate.

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